Oggi parleremo del Natale, una festività molto sentita da tutti noi e “giro di boa” dell’anno solare.
Il suo nome attuale deriva dal latino cristiano ‘diem natalem Christi’, quando nei primi secoli la Chiesa decise di inserire nel periodo solstiziale la memoria della nascita del Cristo. Storicamente non si è certi del giorno effettivo della nascita di Gesù, fatto sta che sfogliando qua e là la Bibbia, si riesce a giungere ad una data probabile…ma di questo parleremo nei prossimi articoli.
Ad ogni modo il Natale fu fatto coincidere con i giorni astronomici corrispondenti al Solstizio di inverno per degli ottimi motivi simbolici.
Infatti, quando i cristiani cominciarono a predicare in Europa incapparono in ricorrenze simili celebrate in concomitanza con il Solstizio d’inverno sia nell’Italia mediterranea e latina, che nell’Europa nordica. Queste culture pre cristiane dedicavano, seppur in maniera diversa, i giorni che vanno dal 21 al 25 dicembre al trionfo del Sole e alla nuova luce nascente.
Come abbiamo detto negli articoli precedenti, le civiltà antiche basavano le loro festività sul ciclo stagionale poiché tutte le società vivevano prevalentemente di agricoltura e allevamento e quindi le stagioni e il loro corso avevano un’importanza vitale per la sopravvivenza di tutta la comunità.
Il Solstizio significava la fine astronomica del buio invernale e quindi l’inizio imminente di una stagione propizia e prospera in cui poteva ricominciare la semina e il raccolto.
Nella Roma antica, ad esempio, il 21 dicembre, si celebrava la festa del Sole Invictus, che prevedeva la nascita del Sole Bambino, cioè una luce neonata destinata a crescere e dissolvere il buio, tradizione successivamente ripresa e collegata al culto di Mitra, ma più anticamente appartenuta a Greci ed Egizi.
Nell’Italia celtica e nel nord Europa invece, c’era la festa di Yule, ricorrenza fissa nel calendario, preceduta da Samhain e seguita da Imbolc nella ruota dell’anno agricolo e sacerdotale.
Entrambe queste culture influenzarono il Natale cristiano, rendendolo la festa che oggi tutti conosciamo.
Il Sole Invictus (sole invincibile) era in perfetta assonanza con il messaggio cristiano, perché ricalcava perfettamente l’evento biblico: Cristo bambino come nuova luce che nascendo, rischiara le tenebre del male e del peccato, mentre dallo Yule vennero assorbiti la maggior parte degli elementi celebrativi.
Infatti, tutto ciò che oggi usiamo per celebrare il Natale, non ha nulla a che fare con il contesto storico del Gesù di Nazareth, nato in Medio Oriente nel I secolo. Abete, agrifoglio, bacche, neve, candele e pigne sono un retaggio quasi incorrotto, dell’antico rito dello Yule e dei suoi protagonisti, come il Re agrifoglio, gli elfi ed il pettirosso ad esempio.
In effetti, l’unico elemento realmente appartenente al Natale cristiano è il presepe, ma la sua comparsa è relativamente recente, essendo ideato da Francesco d’Assisi nel XIII secolo a Greccio; tutto il resto, compresa la corona d’avvento, rivisitazione del “ceppo di Yule”, proviene dalle religioni celtiche e norrene.
Nei prossimi articoli parleremo dei diversi simboli dello Yule che tra poco troveremo in tutte le case e nelle strade delle nostre città, spesso ignorando il loro vero significato e la loro eroica sopravvivenza lungo le epoche.
Amas Veritas