Continuando il nostro percorso nelle antiche tradizioni, in questo articolo tratteremo brevemente uno degli elementi più affascinanti della festa del Solstizio: il Ceppo di Yule.
Le testimonianze di far ardere un tronco secco nella notte di Yule risalgono a molto prima dell’avvento del cristianesimo e se ne trovano tracce nelle popolazioni celtiche prima e successivamente in quelle germaniche e scandinave.
Essendo un elemento inserito nel grande e più ampio festeggiamento del Solstizio d’inverno, il ceppo di Yule simboleggiava, come altri segni di questo tempo di buio, una sorta di araldo della luce nuova. Il suo ardere era promessa e anticipazione del Sole che, dopo il Solstizio, ritornava a guadagnare le ore di luce terminando il dominio delle lunghe notti.
Ogni popolazione apportava variazioni alla decorazione del tizzone o alla durata del suo ardere, ma ciò che accomunava tutte le comunità era l’importanza della sua presenza durante la festa dello Yule.
Alcuni facevano ardere il ceppo per più notti, alcuni scolpivano sopra di esso il volto di alcune divinità e altri ne tenevano il tronco consumato e le sue ceneri come elementi propizi con cui fare amuleti o concime per il nuovo raccolto.
Con l’arrivo del cristianesimo in Europa, il ceppo ed il suo simbolismo perdurarono per secoli adattandosi alle nuove tradizioni nate dal sincretismo con la nuova religione.
Il Cristo, identificato con il nuovo Sole nascente non distruggeva il significato del Solstizio e il fuoco del ceppo si andò ad adattare per sopravvivere. Ecco allora che lo troviamo ardere per 12 notti (dal Natale all’Epifania) tempo in cui il Bambino doveva riscaldarsi nella grotta di Betlemme, o ancora sotto forma di Corona di Avvento, diventando un simbolo di veglia e attesa della Luce, o restando fedele al suo significato originale in molte zone del nord Europa.
Oggi, in epoca moderna, in cui i camini sono sempre meno nelle città, il ceppo di Yule non ha rinunciato al proprio posto e, in silenzio quasi travestito, rivive all’insaputa di molte persone sotto forma di centrotavola o addirittura come dolce natalizio nel noto “tronchetto” di cioccolato.
È affascinante vedere come i simboli antichi riescano a sopravvivere nei secoli trovando il modo di inserirsi in nuove tradizioni senza mai scomparire e ancora più divertente ė osservare la società, sempre più lontana e avulsa da ogni tipo di competenza simbolica, accettare elementi decorativi e culinari senza domandarsi da dove provengano ed il perché della loro presenza.
Ad ogni modo in questo breve articolo vi daremo tutti i consigli per realizzare un Ceppo di Yule in casa e diventare così custodi di una tradizione antica facendola sopravvivere in questo mondo appiattito dalla fredda inconsapevolezza.
Per prima cosa bisogna procurarsi un ciocco di legno di quercia o di abete (le sue dimensioni non hanno importanza. Si consigliano almeno 25 cm). Si può decorarlo con abete, pigne, agrifoglio o erbe dedicate al sole, come rosmarino, alloro o edera (pianta solstiziale per eccellenza). Sarebbe meglio non usare nulla di sintetico per non “offendere” l’antichità di questo simbolo.
Per chi lo desidera, il ceppo potrà essere inciso con alcune rune di luce e protezione come ‘Kenaz’, ‘Sowelo’ o ‘Algiz’.
Chi non potrà arderlo in un camino la notte del Solstizio, potrà mettere il suo tronco in uno spazio riservato e centrale alla casa e porci sopra delle candele dei colori dello Yule (rosso, verde o bianco).
Il ceppo o le candele dovranno ardere tutta la notte del Solstizio e si potranno bruciare dei foglietti bianchi con i propri desideri affidati alla nuova luce nascente. Importante è dare importanza al tronco celebrativo al momento dell’accensione, magari con canti o intenzioni silenziose e incensi.
Le braci restanti potranno essere tenute per fare dei sacchetti protettivi, come anche la cera colata dalle candele.
Siate portatori e custodi delle Antiche Tradizioni, perché l’essere umano possa tornare ad essere parte della natura e della sua storia.
Amas Veritas